venerdì 13 aprile 2012

Una giornata diversa


(sottofondo consigliato) :)


Questa mattina il cielo di Milano promette una giornata di pioggia.

Mi riporta alla mente la vita londinese in cui, con cadenza quotidiana, le nubi si facevano improvvisamente veloci e correvano nel cielo ad abbracciarsi. Tale precipitoso affastellarsi scatenava minuscole e tintinnanti gocce sull’asfalto corrugato di Oxford Street. Una questione di manciate di secondi, eh: miriadi di ombrellini colorati si riversavano poi nelle strade della city senza provocare disagio alcuno. Era come assistere al realizzarsi di un gioco di colori ad olio sulla disordinata tavolozza di un pittore...




Milano è diversa: nessun gioco, pochi colori. Molto traffico. La metro diviene in pochi istanti umidiccia e impraticabile mentre, nelle strade, i milanesi nervosi e frettolosi restano ore nel traffico. Gesticolanti e agitati tirano colpi di clacson simili alle manovre di un chierichetto che, nel giorno di gran festa del paese, tenta di stonare la sua prima melodia con le campane della chiesa. 
A Milano il tocco della pioggia rende fradici dentro. Credo sia correlato al fatto che in questa città non ci si possa mai fermare; neppure con un diluvio, un uragano o un ipotetico tsunami. Si deve restare focalizzati sull’obbiettivo: fare, concretizzare, concludere, correre rapidamente verso il nuovo cliente, la scadenza, il vertice della produttività.
Questa è la primissima volta in cui, in una giornata di questo tipo, mi fermo a pensare. 
Anzichè farmi risucchiare dal caos innescato dalle intemperie, mi concedo di crogiolarmi nella tranquillità dei pensieri in divenire tentando di ripristinare la gerarchia interna che ho perduto.
Da dove cominciare a ricostruirsi?
Ricomincio. Da. Qui.
N. Bonnet


2 commenti:

  1. Qualche anno fa, sono stata in Inghilterra per cinque settimane. Non a Londra, ma a Plymouth. Mi ricorderò sempre di quella pioggia leggera, della vita calma. E' stato uno dei più bei momenti della mia vita. Mi manca tantissimo l'Inghiilterra, proprio perché qui in Italia a volte mi sembra che non si riesca a vivere pienamente, si pensa troppo al lavoro e non abbastanza alle emozioni.
    Scusa se scrivo un mucchio di scemenze, ma mi è sembrato, almeno da quanto ho letto, che stai tentando di ricostruirti emotivamente. Sono nella stessa situazione. Anche io trovo difficile provare delle emozioni come la felicità piena, che dura a lungo, che ti fa sentire leggera come una piuma. Credo che, per farlo, bisogna trovare dei punti di forza, sforzarsi a vivere per non rimanere in un'inerzia malefica che ti avvelena il cuore.

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  2. Mi rendo conto siano passati mesi dal commento. In effetti un commento che mi ha colpita e fors'anche spaventata, in parte.
    Non sono abituata allo "scambio" da blog (ho pensato fosse una cattiva idea sin dagli inizi imbarcarmi in quest'avventura, cominciata più che altro come sfogo da scribacchina innata).
    Il contenuto così vicino e veritiero del tuo post mi è piaciuto. A dirla tutta mi ha anche un po' bloccata, ammutolita. Gelata nel mio momento di comprensione più intima. << E' tutto vero, ora che dico? >>, è probabile io abbia pensato.
    Ma ora sono pronta, sì. Quindi grazie Persefone, penso che tu abbia ragione, bisogna concentrarsi sui punti di forza. Una forza non monolitica e per questo rigida e facile a spezzarsi, ma morbida...pronta ad incurvarsi nel vento.
    Spero che nel frattempo siano arrivati orizzonti rossi gialli e azzurri ad infuocare il panorama.
    N.B.

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